Un antico detto tramandato da secoli recita: “ognuno vede ciò che conosce”, e mai affermazione fu più vera.
Lo ripeteva sempre mio nonno.
Voglio raccontarvi oggi una storia vera, la storia di Filippo e Federico, due ragazzini della terza media di una scuola di Roma, che facevano parte della serie di scuole a cui avevo dedicato 10 sessioni.
Insegnare ai ragazzini di 11, 12, 13 anni come salvare una vita, e come riconoscere una ostruzione ed il soffocamento di un amico, di un parente, è qualcosa di straordinario.
Non solo sono velocissimi ed imparano con gioia, ma entra nella loro mente -oltre allo schema mentale dell’approccio all’emergenza- un MESSAGGIO DI VITA non indifferente.
E di questi tempi, dove la maggior parte di questi ragazzini cresce con la playstation e giochi dove la vita vale poco (molti giochi di guerra banalizzano il valore della vita), dare loro un messaggio di questo tipo non è così scontato.
E fu così che dopo 3 mesi dal corso fatto nella scuola, a pranzo Filippo si mette a ridere perché Federico racconta una barzelletta.
Ma Filippo fa un errore enorme, ride mentre fa un’altra cosa: ride mentre mangia.
Un errore che per molti è stato fatale.
Il boccone prende la “via sbagliata” e immediatamente non respira, comincia a sentire le mani formicolare, vede viola, cambia colore.
Il suo amico Federico il giorno del corso di manovre disostruzione era stato molto attento e ricordava tutto.
Le mani intorno al collo, il cambio di colore, gli occhi sgranati… quel dottore che ci aveva elencato tutte le cose che avremmo potuto (forse) un giorno vedere e… riconoscere.
E qui entra in gioco il nostro cervello: in un attimo Federico RICONOSCE ciò che aveva imparato quel giorno:
“Se vedi qualcuno con le mani intorno al collo, il cambio di colore, e gli occhi sgranati… stà soffocando” (pensò in un attimo).
E mentre la maestra gli intimava di “smetterla di fare il cretino altrimenti prendeva una nota” , lui si alza, fa il giro del tavolo e senza dire nulla comincia a mettere in atto il più bel gesto che poteva fare: la manovre di Heimlich. Quel medico americano che nel secolo scorso (A.D. 1943) pubblicò per la prima volta al mondo la manovra che è riuscita a salvare milioni e milioni di persone. Forse anche Filippo ci è riuscito.
La storia –per fortuna– è a lieto fine, ma dobbiamo ringraziare TRE persone: Federico che quel giorno è stato attento, la preside della scuola illuminata che ha fortemente voluto che i ragazzi facessero questo innovativo corso che non aveva mai visto fare in altre scuole, e quel dottore che quel giorno ha insegnato a tutti i ragazzi che la VITA UMANA è un VALORE ASSOLUTO che va protetto sempre ed a ogni costo, ma soprattutto per aver fornito la “chiave” di lettura e la capacità di riconoscere un soffocamento in… 2 secondi.
Concludo questa storia vera dicendo che spero che il nostro meraviglioso paese –l’Italia– prima o poi inserisca nel piano formativo (anche opzionale) l’insegnamento di queste manovre, perché oltre a renderci migliori… salvano vite umane.